Social engineering: il punto debole delle aziende italiane

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Il social engineering è oggi la minaccia più efficace contro le aziende italiane perché colpisce le persone, non la tecnologia. È la tecnica più usata per violare reti, rubare credenziali e innescare ransomware. L’unico modo per difendersi è combinare formazione, procedure, verifiche tecniche e controlli continui.

Social engineering: perché è l’arma principale degli attaccanti

Il social engineering sfrutta il fattore umano, da sempre il punto più debole della sicurezza. Anche la migliore infrastruttura di sicurezza può essere aggirata se una persona, all’interno dell’azienda, viene indotta a compiere un’azione sbagliata.

Gli attaccanti puntano su questo perché:

  • le difese tecnologiche (firewall, antivirus, EDR) sono più mature;
  • le persone restano vulnerabili a manipolazioni psicologiche;
  • si possono usare tecniche avanzate di deepfake, vishing, phishing mirato, contatti via LinkedIn;
  • l’intelligenza artificiale consente e-mail perfette, prive di errori e adattate al contesto aziendale.

Nei dati più recenti, oltre l’80% degli incidenti gravi nasce da un’azione di social engineering, spesso sottovalutata dal management.

Tecniche di social engineering

Il social engineering oggi è un insieme di tecniche raffinate che puntano a ingannare dipendenti, fornitori e partner, sfruttando fiducia, abitudini e dinamiche interne.

Tra le principali tecniche troviamo:

  • Phishing avanzato: e-mail costruite con linguaggio credibile, allegati apparentemente legittimi, pagine di login perfettamente clonate.
  • Spear phishing: attacchi mirati a ruoli chiave (amministrazione, HR, IT, direzione) con messaggi personalizzati.
  • Vishing e deepfake vocali: chiamate in cui una voce convincente (anche clonata via IA) richiede autorizzazioni, codici o accessi.
  • Pretexting: l’attaccante si finge tecnico IT, consulente, fornitore, banca o corriere per ottenere informazioni sensibili.
  • Ingegneria sociale fisica: tentativi di accesso agli uffici, uso di badge copiati, contatti diretti con il personale di front office.

Queste forme non colpiscono solo i grandi gruppi: le PMI sono spesso i bersagli preferiti, perché meno strutturate dal punto di vista della sicurezza informatica.

Social engineering aziende e ransomware: dai dipendenti al blocco dell’infrastruttura

Il social engineering è quasi sempre il primo passo per attacchi più complessi, in particolare per i ransomware. Una sola credenziale sottratta può aprire la strada a una compromissione estesa.

Tramite social engineering gli attaccanti possono:

  • ottenere credenziali di accesso a e-mail, VPN e sistemi interni;
  • muoversi lateralmente nella rete senza essere rilevati;
  • preparare l’installazione di ransomware o malware stealth;
  • colpire sistemi cloud, gestionali e server critici.

Negli scenari recenti, molti attacchi ransomware alle aziende italiane sono iniziati da una semplice e-mail di phishing o da una chiamata ben costruita. L’impatto finale, però, è stato enorme: blocco dei servizi, perdita di dati, obblighi di notifica GDPR, danni reputazionali e costi di ripristino molto elevati.

Un esempio di attacco di ingegneria sociale? Leggi l’attacco a Ferrari > Ferrari e DeepFake: truffa sventata grazie all’ingegno umano

Come difendersi dal social engineering

Proteggersi dal social engineering significa agire su più livelli: persone, processi e tecnologie. Non esiste una singola soluzione tecnica che risolva il problema, ma un insieme di misure coordinate.

Tra le principali:

  • Formazione continua e realistica: corsi periodici, simulazioni di phishing, scenari basati su casi reali per rendere il personale consapevole.
  • Policy chiare: procedure per approvazioni di pagamenti, richieste di accesso, modifiche ai conti bancari, reset delle credenziali.
  • MFA obbligatoria: autenticazione a più fattori su tutti i servizi critici (e-mail, VPN, gestionali, cloud).
  • Monitoraggio avanzato: soluzioni EDR, centralizzazione dei log, analisi comportamentale per individuare attività anomale.
  • Penetration test e audit regolari: verifiche tecniche che includano anche scenari di ingegneria sociale, per capire come reagisce davvero l’azienda.
  • Approccio Zero Trust: niente fiducia implicita, ogni accesso deve essere verificato, autorizzato e monitorato.

Un piano efficace contro il social engineering riduce drasticamente la probabilità che un errore umano diventi l’innesco di un incidente critico.

Proteggi la tua azienda dal social engineering

Il social engineering è oggi una delle principali cause di attacchi informatici riusciti. Ignorarlo significa esporsi a rischi elevati di ransomware, furto dati e blocco operativo.

SOS Hacking può aiutarti a progettare un piano completo di difesa che combina formazione, policy, test tecnici e monitoraggio continuo.